Bergamo – Nicola Butta è stato rieletto Presidente di Arcigay Bergamo Cives. Ma stavolta niente toni celebrativi, niente comunicati zuccherosi.
Perché qui non si festeggia un titolo, si rilancia una battaglia.
“Ci hanno dato una benemerenza. Bello, grazie. Ora però ci dicano cosa intendono fare davvero per le persone LGBTQIA+. Perché le targhe non bastano a scaldare chi dorme da solə. Né a proteggere chi viene cacciatə di casa.”
Il tono del congresso? Dritto, netto, scomodo. Come dovrebbe essere ogni attivismo.
Una comunità che non si accontenta più.
La mozione approvata non parla di sogni, ma di azioni. Un nuovo centro stabile, più servizi per le persone trans, supporto reale a famiglie arcobaleno, salute queer, formazione radicale. E soprattutto: spazi di libertà e autodeterminazione, non di rappresentanza vuota.
“Non vogliamo essere invitati nei salotti per far contentə le istituzioni. Vogliamo essere ascoltatə, rispettatə, coinvoltə. Oppure alzeremo la voce. Come sempre.”
Arcigay Bergamo Cives: politica fatta di corpi, non di compromessi Butta e il nuovo direttivo rilanciano un’idea precisa di associazione: una casa per chi ha paura, un rifugio per chi si nasconde, un megafono per chi non può parlare. E, se serve, anche una barricata.
“Arcigay non è una bandiera da sventolare a giugno. È un presidio quotidiano contro l’ipocrisia, la discriminazione e l’abbandono istituzionale. E se qualcuno si sente a disagio, forse è il momento giusto per iniziare ad ascoltare.”
La città è avvisata: l’orgoglio a Bergamo non è simbolico. È politico.
Il nuovo direttivo: https://www.arcigaybergamo.it/chi-siamo/










